Nuove musiche in cucina con sapori sconosciuti e antiche melodie
Mostra a cura di Teresa Toschi Savelli e Cristina Rossi
Sezione di Archivio di Stato di Imola
Con le nuove scoperte geografiche giunsero in Europa nuovi prodotti che, più o meno lentamente, s‘imposero sulle nostre tavole entrando così a far parte della tradizione culinaria nazionale. Alcuni di questi inizialmente si diffusero come prodotti di lusso, altri invece come alimenti a basso costo, destinati a sfamare le classi più povere. Questo processo è stato comunque il frutto dell’incessante ricerca scientifica settecentesca, promossa e supportata finanziariamente dagli stessi sovrani assoluti, più o meno illuminati, spinti, non solo dalla pressione demografica ed economica, ma soprattutto dalle esigenze belliche. Infatti è stato spesso il bisogno di approvvigionare gli eserciti, indispensabili alla politica espansionistica del tempo, che ha sprona-to gli stati a sovvenzionare strutture quali le accademie. Luoghi di studio e di confronto in cui si pubblicavano i risultati più innovativi della ricerca scientifica, diventando così nel corso del XIX secolo, i centri catalizzatori di un intensa e innovativa attività di ricerca in campo agricolo, diffondendo al contempo quel clima d’intenso fervore scientifico che è stato il volano dell’innovazione. Processo lento ad affermarsi, costellato anche di fallimenti che hanno prodotto, a volte risultati economicamente remunerativi solo sul lungo periodo. Laboratorio però indispensabile all’industrializzazione del secolo seguente. Il ventesimo secolo si apre infatti con quella fiducia nel futuro e nelle capacità umane che, pur trovando le sue radici nel razio-nalismo settecentesco, è soprattutto il frutto del pensiero positivistico del secolo seguente. È stato infatti questo humus culturale, del quale si sono nutriti personaggi quali il Crud ed il Faella, che ha spinto questi uomini ad assumersi i rischi del cambiamento attraverso ingenti investimenti personali in nuove coltivazioni.
Imprenditore ed studioso svizzero, il primo, legato all’accademia dei georgofili, attuò nella tenuta Cibo di Massalombarda la sua visione rivoluzionaria della conduzione agricola sperimentando ed introducendo produzioni nuove. La sua esperienza fu raccolta e proseguita da un conoscente ed estimatore, Ettore Faella, facoltoso imprenditore agricolo imolese. Innovazioni che, sebbene non abbiano prodotto nell’immediato i ritorni economici sperati, per motivi diversi, hanno avuto certamente il merito di aprire una nuova strada ed una diversa visione dell’economia e dell’imprenditoria agricola.
Questo è quanto emerso dalle testimonianze esposte nella mostra documentaria presso la sezione d’Archivio di Imola.