Il 17 marzo 1861 è la data dell’Unificazione d’Italia.
In quegli anni in tutto il Paese si assiste a notevoli cambiamenti dal punto di vista amministrativo, sociale e culturale riguardanti:

  • l’organizzazione amministrativa dei territori (l’Italia viene divisa in Comuni e Province, il Re nomina i sindaci, un Prefetto con potere esecutivo è a capo della Province, cambiano la moneta, i pesi, le misure, il Codice civile e penale sabaudo sarà uguale per tutti ),
  • la nascita delle Forze armate -costituite principalmente da Carabinieri ed esercito piemontese- e l’istituzione del servizio di leva obbligatorio di 6 anni, poi ridotti a 2 o 3,
  • i rapporti con la Chiesa,
  • l’istituzione del nuovo sistema monetario,
  • l’adozione del sistema metrico-decimale,
  • l’organizzazione scolastica,
  • il sistema dei trasporti (dal 1860 al 1885 vengono costruiti più di 6000 Km di ferrovia),
  • l’organizzazione delle poste.


L’esposizione “Imola negli anni dell’Unità: mostra di documenti e libri dai fondi d’archivio”  vuol testimoniare come anche la città di Imola fosse partecipe del cambiamento, e si pone l’intento di   proseguire idealmente  il percorso già avviato con la mostra “In cammino verso l’Unità d’Italia” (Sezione di Imola dell’Archivio di Stato di Bologna, aprile 2011), dove abbiamo visto i primi documenti che mostrano tali processi di rinnovamento, processi che si amplificano negli anni successivi all’Unità.
Ad Imola dopo la fine del dominio pontificio, il Governatore delle Romagne Luigi Carlo Farini ridefinì, il 27 dicembre 1859, le circoscrizioni territoriali aggregando il Comune di Imola alla circoscrizione di Bologna. Nel marzo 1860, in seguito ai plebisciti, le Regie provincie dell'Emilia furono annesse al Regno di Sardegna che, nel marzo 1861, divenne Regno d’Italia.

L’imolese Pietro Toschi fu tra i delegati che presentarono la richiesta di annessione al Regno di Piemonte. Nel nuovo Regno d’Italia Imola fu aggregata alla provincia di Bologna ed interruppe definitivamente il suo rapporto istituzionale con Ravenna.

Dal punto di vista politico  il primo periodo di vita imolese postunitaria fu caratterizzato dalla predominante presenza del partito moderato. Personaggio di spicco di questo partito fu Giuseppe Scarabelli, primo sindaco (1860-1867).

L’Amministrazione comunale si trovò ad affrontare vari problemi ed uno dei più pressanti fu il rapporto con la Chiesa. Nel 1862 le Domenicane furono espulse dal loro monastero, che il sindaco Scarabelli voleva utilizzare come scuola pubblica (l’attuale scuola Carducci). Una legge del 7 luglio 1866 soppresse gli ordini religiosi col conseguente incameramento dei loro beni nel demanio statale.

Anche l’ordine pubblico non fu problema da poco. L’opposizione al governo sabaudo culminò, il 25 marzo 1864, nell’omicidio del Sottoprefetto Giambattista Murgia.

Già nel 1844 Cassiano Tozzoli fondò l’Asilo psichiatrico su impulso del vescovo Giovanni Mastai Ferretti. Nel 1862 Tozzoli lasciò la direzione della struttura a Luigi Lolli (nato nel 1819 a Riolo Terme), che propose di costruire un nuovo edificio di concezione più moderna e razionale. I lavori iniziarono nel 1869 sotto la direzione dell'architetto romano Antonio Cipolla e contemporaneamente si avviò la costruzione di un nuovo edificio, denominato Osservanza. L’Ospedale diventò un modello architettonico e terapeutico, tanto che nel 1874 fu la sede del primo congresso nazionale della Società italiana di freniatria. Lolli fu direttore di entrambe le strutture fino alla morte, avvenuta nel 1869.

Nel 1860 fu fondata la Società operaia di mutuo soccorso e ci fu grande sviluppo del movimento cooperativo, dapprima nelle associazioni di consumo e poi nel mondo della produzione. Così come in ambito artigianale ed agricolo, anche nel settore bancario (con la Banca popolare di credito, costruita nel 1871) e nel settore industriale (con la Cooperativa ceramica, la Cooperativa tipografica, la Società anonima meccanici).

La riorganizzazione scolastica fu un altro punto di fondamentale importanza. Si rese necessaria  l’applicazione di nuove leggi volte a favorire la diffusione della lingua italiana nel territorio e  l’istruzione della popolazione (la Legge Casati del 1859 istituì una scuola elementare articolata su due bienni, obbligatoria e gratuita; la Legge Coppino del 1877  portò la durata delle elementari a 5 anni e introdusse l'obbligo scolastico nel primo triennio). Le statistiche, proprio nel 1861, parlavano di 84% di illetterati ad Imola, che via via divennero  76% nel 1871, 66% nel 1881, 52% nel 1901. La media nazionale di analfabetismo in Italia nel 1861 era del 71%.

Altri gravi problemi furono l’adozione della nuova moneta e il passaggio al sistema metrico decimale, con la necessaria istituzione dell’Ufficio pesi e misure.

Dopo l’unificazione si riprese a costruire, ma lo si fece a scopi puramente funzionali, senza alcuna pretesa d’arte: la stazione ferroviaria (1867), il nuovo manicomio (1869), il mattatoio acquistato dal Comune nel 1864, era Il Teatro dei Cavalieri, inaugurato nel 1782 e costruito su progetto di Cosimo Morelli). Si volle dare respiro e possibilità di  espansione alla città e questo si cominciò a creare viali alberati (viale della stazione nel 1886; viale dei Cappuccini nel 1867). Si scelse di ritrovare i nomi dell’Unità nelle strade, nomi che erano legati al locale, ad es. Piazza Maggiore nel 1879 diventò Piazza Vittorio Emanuele II, anche se solo coi festeggiamenti del 50° dell’Unità assisteremo al cambiamento dei nomi di ben 70 strade. Si abbatterono l’intera cinta delle mura ed alcune porte (Pia, Appia, Romana, d’Ilone). Si colmarono il fossato della città e quello e quello della Rocca per creare viali di circonvallazione.