L’introduzione della fibra nei poderi del territorio imolese si fa risalire circa al XVI secolo. Nel corso del Settecento e ancor più nell’Ottocento la produzione ebbe un incremento decisivo e costituì una delle principali risorse dell’economia agricola. Esisteva addirittura una clausola nei contratti dei mezzadri sulla quota di terra da seminare a canapa.
A rendere l’Imolese una importante zona canapicola contribuì certamente la presenza del fiume, ma ancor più la presenza del Canale dei Molini costruito, pare, nel secolo XI.
Imola, situata sull’antica Flaminia in una piccola isola formata dal Santerno, aveva certamente tutte le caratteristiche geologiche e idrografiche per favorire la produzione di questa fibra, proprio per il ruolo fondamentale che l’acqua, come il terreno, aveva nella sua lavorazione. Dal ciclo della coltivazione della canapa abbiamo compreso come l’uso dell’acqua fosse di primaria importanza per la produzione, in particolare per la riempitura dei maceri. Questi erano posti in prevalenza nei poderi che si estendevano alla destra della via Selice. La cartografia esistente ci conferma come le zone del Borgo Spuviglio e dei Servi fossero le più adatte destinazioni d’uso di questo tipo di coltivazione.
Tratte dai Fondi Catastali sono state esposte le mappe che mostrano i terreni e le relative coltivazioni nell’arco temporale che va dal Settecento all’inizio del Novecento.
La produzione della canapa nel territorio imolese, che pur con fasi alterne, si mantenne alta per tutto l'Ottocento (passando da 120.000/150.00 libbre nel 1806-1811, a 240.000 libbre nel 1841, a 460.00 libbre nel 1860-1861, a 1.400.000 nel 1867) già all’inizio del XX secolo era pressoché scomparsa.
Le cause sono da ricercare sia nella diminuzione della richiesta di prodotto per la concorrenza esercitata da altre fibre naturali meno costose, come il cotone e la iuta, sia per la concorrenza di colture più remunerative come la barbabietola da zucchero o i frutteti specializzati e altre colture ortive.
Dal Fondo Curia Vescovile provengono due processi dai quali si evince quale importanza avesse la canapa nell’economia quotidiana di una famiglia del popolo. Si poteva arrivare alla rissa per un rotolo di tela rubata (tanto da giungere a percuotere una donna) o per un posto rubato al fiume al momento della maceratura o della sbiancatura.
Dal Fondo Vice Prefettura Napoleonica sono stati tratti due bandi a testimonianza di quanto interesse ed importanza avesse la produzione e la lavorazione della fibra. Il primo, datato 1810, è relativo al Decreto di Napoleone che incoraggiava l’acquisto di macchine per la filatura del cotone, della lana e della canapa nelle città dove si trovavano già fabbriche consistenti di questi tessuti.
Il secondo, datato 1815, dispone che provvisoriamente fosse proibita l’esportazione all’estero dei cascami di canapa.
Questo ci permette di notare come, alla diffusione della coltura canapicola nelle campagne, si affiancò lo sviluppo del settore manifatturiero cittadino (ad es. tra i toponimi imolesi resta traccia dell'attività di un filatoio in via Valeriani, già Via del Filatoio).
Dal Fondo Vice Prefettura Napoleonica sono stati tratti anche due fascicoli redatti nel 1806 dai parroci delle parrocchie di S. Cassiano e di S. Maria in Regola. Si tratta dei cosiddetti Stati delle anime richiesti dall’Amministrazione francese alla Chiesa. In assenza di uno Stato civile statale le registrazioni dei cittadini, effettuate durante le benedizioni pasquali, costituivano l’unico strumento per conoscere la consistenza e la composizione della popolazione. Tra le tante notizie che si possono ricavare dall’esame accurato di questi preziosi documenti c’è anche la professione esercitata dai componenti il nucleo familiare, soprattutto se maschi. Poche le indicazioni circa l’attività svolta dalle donne che viene indicata, con più regolarità, se vedove o donne sole. In ogni caso appare evidente la preponderanza delle attività domestiche attribuite alla donna (filatrice, tessitrice, cucitrice).
Successivamente, il 17 marzo 1806, fu emanato il Regolamento per l’attivazione in tutto lo Stato dei registri delle nascite, de’ matrimoni e delle morti, in esecuzione del dettato del Codice Napoleone. Con questi registri, suddivisi in atti di nascita, di morte, atti di pubblicazioni e di matrimonio, si può dire inizi la storia moderna dei servizi statistici e demografici.
Dal Fondo Stato civile napoleonico abbiamo scelto di mostrare per ogni registro un atto in cui vengono indicati nome, cognome, paternità, maternità e lavoro di ogni individuo. Questi dati, nel loro complesso, evidenziano le attività della popolazione legate alla lavorazione della canapa, con particolare riguardo al ruolo svolto dalla donna.
Dall’Archivio notarile sono stati esposti tre atti di costituzione di dote. Essi prevedevano analiticamente la descrizione e la stima di ogni singolo capo di corredo che la donna portava con sé per contribuire al mantenimento della sua nuova condizione familiare.
La canapa, fibra di grande versatilità e robustezza, era ben presente nell’economia agraria, soprattutto per l’autoconsumo (cioè di biancheria da camera come lenzuola, materassi, coperte, asciugamani, camicie da notte e biancheria da tavola come canovacci per cucina e sacchi) e pertanto era immancabile nel corredo nuziale della sposa.