Sede di Piazza de’ Celestini

 

25. «La nuova sede dell’Archivio di Stato» (articolo di Giorgio Cencetti per “Il Resto del Carlino” del 21 febbraio 1936)

Già sul finire del 19° secolo l’inadeguatezza degli spazi di Palazzo Galvani aveva costretto a dislocare la documentazione in diverse sedi, riproponendo quella frammentazione sul territorio urbano degli archivi storici statali alla quale s’era tentato di porre rimedio proprio attraverso la creazione dell’Archivio di Stato nel 1874. Per soddisfare le esigenze conservative dell’Istituto fu necessario individuare una nuova sede: la scelta cadde sull’ex convento dei monaci celestini, che venne consegnato all’Archivio di Stato nel 1936.

 

26. Planimetria del primo piano all’epoca della Scuola per ingegneri

Il monumentale edificio, incamerato dallo Stato nel 1796, era occupato fin dal 1877 dalla Scuola di applicazione per ingegneri, che già tra il 1878 e il 1879 aveva dovuto procedere alla sopraelevazione di un piano per far fronte alle esigenze didattiche e all’elevato numero di allievi.

 

27. Progetto per un nuovo prospetto

Il trasferimento dell’Archivio di Stato nel complesso monumentale di piazza de’ Celestini avrebbe dovuto far seguito, secondo l’auspicio dell’allora direttore Fulvio Mascelli, ad una totale e radicale modifica dell’isolato al fine di risolvere “il grave problema dello spazio” ed evitare una “sistemazione arrangiata”. Un progetto in tal senso fu effettivamente redatto dall’Ufficio del genio civile alla fine degli anni Trenta e comprendeva l’abbattimento di tutti i vecchi fabbricati prospicenti su vicolo Spirito Santo e la costruzione di un nuovo grande edificio di altezza analoga all’adiacente ex monastero. L’iniziativa si risolse tuttavia in un nulla di fatto.

 

28. Facciata su piazza de’ Celestini negli anni Trenta e oggi

Quando l’Archivio di Stato ricevette in consegna i locali nel 1936, erano già state completamente cancellate la fisionomia e la struttura architettonica che l’area conventuale dei Celestini aveva assunto soprattutto nel corso del Settecento. In particolare, con la sopraelevazione di un piano attuata dalla Scuola di applicazione per ingegneri era stato notevolmente modificato il precedente aspetto della facciata dell’edificio, progettato da Francesco Tadolini, e l’area interna, tra cui il cortile originariamente delineato da Carlo Francesco Dotti, aveva conosciuto radicali trasformazioni al fine di adattare spazi e locali alle necessità della Scuola di applicazione per ingegneri.

 

29. Casa torre dei Catalani durante i restauri degli anni Settanta e oggi

Alta 16 metri e larga 8,5, con muri dello spessore di mezzo metro, la casa torre dei Catalani è una delle tre rimaste a Bologna, oltre a quella dei Guidozagni (dietro via Altabella) e dei Conoscenti (in via Galliera). Apparteneva ai Catalani o Castellani, famiglia “geremea”, ossia guelfa, e secondo la tradizione fu fatta costruire da Delfino Catalani su richiesta del nipote Alberto Carbonesi all’inizio del XIII secolo. La torre si affacciava sulla strada detta “pugliole (ossia orto) dei Celestini” o “dello Spirito Santo”, che fu sede tra il XIV e il XVI secolo del più grande lupanare cittadino. Oggi è di proprietà dell’Archivio di Stato di Bologna.

 

30. Scalone monumentale e corridoio del primo piano in una foto d’epoca e oggi

Nel 1940 iniziò il trasferimento dall’edificio di via de’ Foscherari in piazza de’ Celestini degli uffici, della sala di studio e di una limitata parte della documentazione dell’Archivio di Stato. Il concentramento del materiale documentario nell’unica nuova sede fu difatti realizzato gradualmente nel ventennio successivo: i depositi di Palazzo Galvani furono completamente liberati solo tra il 1960 e il 1961, mentre i fondi collocati nella Cappella Farnese e nei locali di via de’ Chiari furono trasportati nell’ex convento rispettivamente nel 1956-1957 e nel 1960-1961.

 

31. Depositi in alcune foto d’epoca e oggi

Con l’acquisizione dell’ex convento dei Celestini da parte dell’Archivio di Stato fu avviata l’opera di adeguamento degli spazi interni ai bisogni dell’Istituto. Tutti gli interventi furono realizzati sulla base di un nuovo disegno conservativo, diverso da quello che aveva animato gli archivisti dell’Ottocento: l’Archivio non era più inteso come un “tempio-museo” di memorie storiche in cui “presentare al vivo” i fondi prodotti dalle varie magistrature cittadine secondo percorsi cronologici che si snodavano nella sequenza delle sale, ma come un “vorace collettore” di masse documentarie da salvare dalla dispersione e trasmettere alla posterità senza tante preoccupazioni sulla loro dislocazione fisica. Gli antichi e decorativi, ma poco pratici, armadi lignei progettati appositamente per le sale di Palazzo Galvani (e riutilizzati fino alla metà degli anni Cinquanta anche nella sede dei Celestini) lasciarono progressivamente spazio a più dimesse, ma solide e capienti, scaffalature metalliche, disposte lungo le pareti oppure concentrate in torri compatte a più piani, in grado di accogliere vaste quantità di carte. La prima “torre” fu ufficialmente inaugurata nel 1957. Oggi ne se contano quattro per un totale di 34 km di scaffali.

 

32. Antica sala di studio, ora biblioteca, in una foto d’epoca, alla fine degli anni Ottanta e oggi

Con il passaggio alla nuova sede l’Archivio, da luogo-tempio della memoria, si trasformò in luogo-labirinto, che nell’immagazzinare grandi quantità di documentazione, finisce magari involontariamente per occultarla. In questi casi diventa allora determinante il ruolo degli archivisti e degli storici: “disseppellire” le carte è loro compito. Dopo la battuta d’arresto determinata dalla guerra e dal trasloco dei fondi, archivisti e storici ripresero a incontrarsi nella nuova sala di studio ricavata dalla biblioteca della Scuola per ingegneri. La cattedra e i “tre larghi tavoli d’antico stile”, già presenti al primo piano di via de’ Foscherari, tornarono ad accogliere gli studiosi nell’ex convento dei Celestini e fanno ancora bella mostra di sé nella grande e suggestiva aula intitolata a Giorgio Cencetti, destinata oggi a biblioteca e sala espositiva.

 

33. Nuova sala di studio durante i lavori di restauro e oggi

Nel 1971 l’Archivio di Stato acquisì i fabbricati e le aree prospicienti su vicolo Spirito Santo. Tra il 1977 e il 1980 questi edifici furono parzialmente ricostruiti per creare nuovi spazi per gli uffici, per i laboratori, per la scuola di archivistica, ma soprattutto per la sala di studio, ricavata da ambienti anticamente adibiti a stalla e legnaia. È qui che si svolge la ricerca sui documenti. Per accedere al materiale conservato in Archivio gli studiosi si avvalgono della consulenza degli archivisti, che li aiutano a individuare i rapporti tra l’oggetto della loro indagine e i fondi conservatori nell’Istituto, e li introducono all’uso degli strumenti di corredo, come le guide, gli elenchi e gli inventari.

 

Laboratori

 

34. Laboratorio di restauro, legatoria e cartotecnica subito dopo l’apertura e oggi

Inaugurato all’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, il laboratorio cura il restauro del patrimonio appartenente all’Archivio di Stato, e in particolare di documenti cartacei e membranacei, coperte in pergamena e cuoio, miniature, sigilli in cera, supporti metallici e lignei, cartografie di vario formato; esegue inoltre lavori di rilegatura e condizionamento del materiale archivistico, nonché di legatoria moderna e cartotecnica per la sala di studio, la biblioteca e gli uffici amministrativi.

 

35. Laboratorio fotografico subito dopo l’apertura e oggi

La sezione iniziò il suo lavoro nei primi anni Cinquanta del 20° secolo allo scopo di effettuare la riproduzione di sicurezza del materiale documentario ritenuto particolarmente prezioso o potenzialmente esposto a maggiori rischi. Sul finire degli anni Sessanta fu affiancata a questa attività di natura esclusivamente interna, il servizio al pubblico per il rilascio di copie dei documenti.

 

Scuola di archivistica


36. Aula didattica

La Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica è stata istituita nel 1890 e rappresenta attualmente una delle 17 scuole attive presso altrettanti Archivi di Stato. In più di cento anni di storia la Scuola dell’Archivio bolognese ha modificato strutture e finalità, uniformandosi alla normativa via via in vigore e cercando di rispondere alle sempre nuove esigenze della pratica archivistica. Gli insegnamenti impartiti spaziano difatti dalla paleografia e dalla diplomatica all’archivistica informatica.

L’aula didattica ospita anche un’intensa attività promozionale e divulgativa rivolta alle scuole e ai visitatori fatta di laboratori, conferenze e presentazioni.

 

VETRINA 5
H. “Verbale di consegna dello stabile di proprietà del Demanio dello Stato, da adibire ad uso dei servizi del Ministero dell’Interno” (Bologna, 10 febbraio 1936)
I. “Sgombero e ricovero degli atti del piano superiore dei Celestini. Trasporto a Villa Talon a Volta di Reno” (1943-1945)

 

VETRINA 6
J. Planimetria dell’Archivio di Stato di Bologna. Primo piano. Disegno di Sergio Morara (5 maggio 1983)

 

VETRINA 7
K. Manuali, preventivi per attrezzature e riproduzioni su vari supporti realizzate dal Servizio microfotografico
L. Strumenti in uso al Laboratorio di restauro

 

VETRINA 8
M. Appunti delle lezioni di paleografia (1910-1911)
N. Prove d’esame d’archivistica, paleografia e diplomatica di Filippo Valenti e Gianfranco Orlandelli (1949) e di Giuseppe Plessi (1951)