Sede di Via de’ Foscherari

 

1. Planimetria dell’isolato

L’Archivio di Stato di Bologna ebbe la sua prima sede nei locali dell’antico Ospedale della Morte, ribattezzato Palazzo Galvani, un luogo prestigioso e rappresentativo, contiguo alla Biblioteca dell’Archiginnasio e al Museo civico, con ingresso in via de’ Foscherari. La scelta di quell’edificio era densa di significati culturali: in esso erano materialmente riunite le principali testimonianze del passato bolognese in campo bibliografico, archeologico e adesso anche documentario.

 

2. Foto d’epoca del lato meridionale e di quel che resta dell’ingresso principale oggi

La costituzione nel 1874 di questo “tempio storico” realizzava gli auspici della Deputazione di storia patria e degli ambienti culturali cittadini di concentrare in un unico posto i numerosi nuclei documentari disseminati sul territorio urbano: la Camera degli atti (o “Archivio pubblico”), conservata a Palazzo di Re Enzo; gli archivi del Legato e del Senato, stipati nel Palazzo Comunale; la documentazione giudiziaria medievale e moderna (nota anche come “Grande archivio degli atti civili e criminali”), proveniente dall’Ospedale degli esposti; gli archivi delle corporazioni religiose soppresse (complesso comunemente definito “Demaniale”), arrivati dall’ex convento dei Celestini.

 

3. Planimetria del pian terreno

Nella nuova sede questo poderoso cumulo di carte e pergamene assunse una fisionomia scandita da rigide partizioni cronologiche, che volevano esprimere le fasi successive della vicenda istituzionale cittadina. Tali suddivisioni, oltre che logiche, furono materialmente attuate attraverso la disposizione fisica dei vari fondi nella sequenza delle sale: nella sala I furono collocate le carte del periodo comunale (12° secolo-1512), nella sale II-VIII gli archivi del periodo pontificio (1512-1796), nelle sale IX-XIII i fondi del periodo moderno (1796-1875) e infine nelle sale XIV-XV gli archivi dei cosiddetti “enti autonomi” (ossia le carte non statali). Di fatto quella fisionomia e quelle partizioni sono ancora oggi idealmente ben riconoscibili nella documentazione, sono anzi riferimenti imprescindibili della pratica archivistica e storiografica bolognesi.

 

4. Planimetria del primo piano

Al primo piano dell’ex Ospedale della Morte trovarono spazio gli ambienti di studio e di lavoro: la sala di lettura con la biblioteca, la stanza degli archivisti, l’aula di riunione della Commissione araldica, l’economato, l’ufficio protocollo e la direzione, oltre ai due ambienti destinati all’esposizione delle raccolte di pergamene e sigilli.

 

5. Deposito del “Demaniale” e disegno di una scaffalatura

In via de’ Foscherari i fondi e le serie prodotte dalle antiche magistrature si succedevano sulle scaffalature a vista, riproponendo al visitatore l’immagine più efficace e diretta del concreto, quotidiano esprimersi di attività politiche e amministrative. Fu, quella realizzata allora nell’ordinamento delle carte bolognesi, un’applicazione del metodo storico-istituzionale particolarmente rigorosa.

 

6. Deposito del “Grande archivio degli atti civili e criminali” e disegno di una scaffalatura

La sistemazione e il trattamento dei documenti nel nuovo Archivio di Stato era certamente funzionale alla loro esibizione come prezioso tesoro di memorie e monumento all’unità nazionale, ma portava con sé anche il limite (strutturale e teorico) dell’impostazione apertamente museale attribuita agli spazi, che spesso relegava in secondo piano la valorizzazione degli archivi come fonti per la ricerca storica.

 

7. Sala di lettura e biblioteca

“Aula quieta e maestosa, dove tre larghi tavoli d’antico stile raccoglievano gli studiosi intorno ad una cattedra dalla quale vigilava solenne l’austero custode dei tesori documentari … Ed attorno come ad un desco di pietanze saporite i rievocatori delle antiche età, oscuri ed illustri, giovani e vecchi, femmine e maschi, nervosi e pazienti” (Arturo Palmieri, Ricordi dell’Archivio di Stato, in “Il Resto del Carlino”, 27 febbraio 1936).

 

Altre sedi


Cappella Farnese

8. Interno e planimetria

Non tutto il patrimonio documentario di proprietà dell’Archivio di Stato era conservato in via de’ Foscherari: nell’antica Cappella Palatina, oggi nota come Cappella Farnese, che era già servita da deposito degli archivi del Senato e del Legato, trovarono spazio difatti fino agli anni Cinquanta del 20° secolo gli archivi politico-amministrativi del periodo napoleonico e della Restaurazione, degli organi di governo provvisorio, della Prefettura postunitaria, degli Uffici di polizia e della Questura, nonché dall’Università di Bologna.

 

Via de’ Chiari

9. Esterno, planimetria del pian terreno e disegno di una scaffalatura

Nelle sale al pian terreno dell’ex Casa di patronato di via de’ Chiari furono sistemati dal 1896 fino agli anni Sessanta del secolo scorso alcuni archivi amministrativi sette-ottocenteschi, tra i quali quello del Dipartimento dell’Alta Padusa, nonché l’archivio della famiglia senatoria degli Albergati.

 

Frequentatori illustri

 

10. Alfonso Rubbiani (1848-1913)

Restauratore e letterato italiano, fondatore del Comitato per Bologna storica ed artistica, fu il regista dei restauri di molti degli edifici monumentali a Bologna (in sala di studio nel 1881).

 

11. Paul Kehr (1860-1944)

Diplomatista tedesco, presidente dei Monumenta Germaniae Historica e promotore di una grandiosa opera di censimento dei documenti pontifici (1910).

 

12. Eugenio Duprè Thesèider (1898-1975)

Storico e filologo italiano, studioso della cattività avignonese e della tradizione manoscritta delle lettere di santa Caterina da Siena (1920).

 

13. Ezra Pound (1885-1972)

Poeta, saggista e traduttore statunitense, passò la maggior parte della sua vita in Italia dove fu uno dei protagonisti del Modernismo (1923).

 

14. Ernst Kantorowicz (1895-1963)

Storico tedesco di origini ebraiche, autore di un monumentale saggio sull’imperatore Federico II (1925).

 

15. Wart Arslan (1899-1968)

Storico dell’arte italiano di origini armene, direttore della Pinacoteca di Bologna, fu tra i massimi teorici della storia dell’arte in Italia (1928).

 

16. Gina Fasoli (1905-1992)

Docente di storia medievale all’Università di Bologna, i suoi interessi storiografici si concentrarono sulla società feudale, la storia delle città e dei Longobardi (1929).

 

17. Riccardo Bacchelli (1891-1985)

Scrittore e drammaturgo italiano, il suo nome è indissolubilmente legato alla trilogia romanzesca Il mulino del Po (1930).

 

18. Karl Fink (1904-1983)

Teologo cattolico e storico della Chiesa tedesco, si occupò in particolare del pontificato di Martino V (1934).

 

Primi direttori

 

19. Enrico Frati (1816-1892)

Direttore dal 1875 al 1884, di formazione giuridica, si dedicò in particolare all’ordinamento del cosiddetto “Demaniale”, l’insieme degli archivi delle congregazioni religiose soppresse in età napoleonica versato all’Archivio di Stato nel 1877.

 

20. Carlo Malagola (1855-1910)

Direttore dal 1885 al 1898, docente di paleografia all’Università di Bologna e fondatore nel 1890 della Scuola annessa all’Archivio di Stato, a lui si deve il complesso disegno conservativo sotteso alla ripartizione e all’ordine dati alla cospicua documentazione conservata nella sede di Palazzo Galvani.

 

21. Giovanni Livi (1855-1930)

Direttore dal 1898 al 1921, storico, condusse importanti ricerche soprattutto per quel che riguarda il soggiorno di Dante a Bologna e i primi amanuensi e commentatori bolognesi della Commedia, ricerche confluite nel volume del 1918 Dante, suoi primi cultori, sua gente in Bologna.

 

22. Umberto Dallari (1865-1930)

Direttore dal 1924 al 1929, giurista, il suo nome è legato in particolare all’edizione de I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, terminata nel 1924.

 

23. Ermanno Loevinson (1863-1943)

Direttore dal 1930 al 1934, storico del Risorgimento, a lui si devono i primi studi condotti sulla documentazione postunitaria conservata dall’Archivio di Stato. Ebreo di origini tedesche fu deportato e morì ad Auschwitz.

 

24. Fulvio Mascelli (1876-1959)

Direttore dal 1936 al 1949, guidò l’Istituto nei frangenti tragici del secondo conflitto mondiale, curando insieme a Giorgio Cencetti il trasferimento dei fondi più antichi fuori Bologna per evitare possibili danni bellici e assicurando il loro rientro nella nuova sede di piazza de’ Celestini.

 

VETRINA 1

A. Relazione del ministro dell’interno e decreto di istituzione dell’Archivio di Stato di Bologna (Firenze, 22 ottobre 1874)

 

VETRINA 2
B. “Elenco degli archivi e delle serie di atti consegnati da autorità governative all’Archivio di Stato di Bologna dalla istituzione al 31 dicembre 1892” (1893)
C. “Schema d’archivio” (fine XIX secolo)

 

VETRINA 3
D. “Registro delle domande per comunicazione di documenti ad oggetto di studio” (1875-1884)
E. “Albo dei visitatori” (1925-1939)

VETRINA 4

F. “L’Archivio di Stato di Bologna dal 1887 a tutto il 1892. Relazione” a cura di Carlo Malagola (1893)
G. “Gli archivi dello Studio bolognese descritti e inventariati a cura del cav. dott. G. Cencetti” (1938)