«Al saluto del maggio nascente»
Autorità di governo e forze sociali a Bologna fra Otto e Novecento
Mostra a cura di Salvatore Alongi e Carmela Binchi
Sala Cencetti, Archivio di Stato di Bologna
Intorno al racconto della prima celebrazione del 1° maggio, nel 1890, emergono dai documenti dell'Archivio di Stato temi e momenti del mondo del lavoro a Bologna tra Otto e Novecento.
Al saluto del maggio nascente | MOSTRA VIRTUALE
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Il 18 aprile 1890 perveniva al prefetto di Bologna un rapporto, stilato dalla Questura centrale, dai toni particolarmente rassicuranti: «La classe dei lavoratori nostri non si è fin qui […] appassionata a tale questione», ovvero alla «manifestazione che il socialismo estero ha fissato pel primo maggio». |
2. 1894: «Il riscatto del lavoro dei suoi figli opra sarà; o vivremo del lavoro o pugnando si morrà»
La Lega dei Figli del Lavoro era un’associazione milanese di lavoratori manuali, che aveva tra i suoi fini, oltre l’assistenza dei soci e il mutuo soccorso, l’istruzione popolare, la tutela dei diritti dei salariati e la loro emancipazione sociale. Nel 1886 se ne sarebbe dovuto inaugurare lo stendardo: un’occasione importante, da celebrare anche con un canto che, esaltando il lavoro, ponesse l’accento sugli ideali e sulle aspirazioni del movimento operaio. |
Il 4 agosto 1894 la Delegazione di pubblica sicurezza degli Alemanni inviava al questore una lunga nota riservata, segnalando un «fermento nel personale del tram a cavalli». Il vice ispettore che firmava la nota si diceva «persuaso che il malcontento serpeggiante fra il personale del tram abbia fra non molto a scoppiare manifestamente». |
Come a ogni ricorrenza del 1° maggio, anche per il 1899 le autorità di pubblica sicurezza attivarono ben presto i loro canali di informazione al fine di «conoscere in tempo i progetti di manifestazioni che intendessero fare in quest’anno i partiti sovversivi per solennizzarla». |
Attraverso diverse misure repressive, il regime fascista riuscì in breve tempo a sancire il principio della disciplina sociale e a strappare alle organizzazioni sindacali socialiste, comuniste e cattoliche il controllo delle masse dei lavoratori: furono vietati tanto lo sciopero quanto la serrata, mentre lo Stato riconosceva un solo sindacato, “fascista”, per ogni tipo di impresa o categoria di lavoratori (le corporazioni). |
La Camera del lavoro di Bologna era stata fondata il 26 marzo 1893 dai rappresentanti di 34 società operaie e associazioni di mestiere, riuniti in assemblea a Palazzo dei notai. Gli scopi fondamentali sanciti dallo statuto approvato in quella occasione erano l’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro, la tutela dei lavoratori, l’elaborazione di studi sul mercato del lavoro. |
Gli ispettorati corporativi del lavoro furono istituiti nel 1931 su base provinciale quali uffici periferici del Ministero delle corporazioni, un dicastero insediato nel 1926 dal Governo fascista. Gli ispettorati corporativi, oltre a ereditare le competenze dei soppressi ispettorati dell’industria e del lavoro (esistenti già dal 1912), esercitavano la vigilanza sulla corretta osservanza dei contratti collettivi di lavoro, che avevano efficacia obbligatoria generale. |